Estratto da Blu. Prima di un altro inizio di Flavia Di Donato

“Vorrei entrare in quello che dico varcando la soglia di un’esperienza dirompente. Una di quelle storie che cambiano. Proprio come l’intensità e le gradazioni dei colori. Come il blu per me. Una di quelle storie che ci cambiano. La mia storia. E vorrei farlo lasciando andare il pensiero oltre i confini del sapere disciplinare per sciogliere il mio racconto in arte…”
Estratto tratto da:
Autore: Flavia Di Donato.
Editore: Il Seme Bianco
Pagine: 139
Prezzo: 11,12 brossura
Blu non è solo colore. È un racconto autobiografico che scivola in una riflessione su quale senso abbia la conoscenza quando spogliata del vissuto. Azione mentale che, attraverso ricordi, fonde dimensioni, luoghi apparentemente lontani: una malattia, immagini famigliari, lezioni universitarie. Roma. Boston. L’isola di Ponza. Pensiero che supera i confini del sapere disciplinare, emozioni di vita in opera. Transdisciplinarità, che scioglie elementi formali della grafica in scrittura e traduce una storia di vita in arte, scienza, sociologia. Una microstoria anonima, un gioco tra perfetti sconosciuti che diventa sapere. Una testimonianza sul potere delle esperienze dirompenti in grado di generare nuove idee. Una figlia che scopre il mondo. Una madre che rinasce da una sala operatoria, salvata dai gesti di un chirurgo che hanno il profumo di boccioli di vita recuperati alla morte. Un messaggio che arriva. Come vita vuole. (fonte.ibs)
 C’è un po’ tutto in questo libro, che si divora con velocità ma che poi va assimilato con lentezza per comprenderne tutte le sfumature.
C’è una ragazza qualunque che diventa una guerriera, c’è una figlia, una mamma, una professionista del suo mestiere.
Non è facile accettare le prove della vita e riuscire a leggerle in una chiave così dirompente e coraggiosa come fa Flavia.
Non è facile riuscire a direzionare, nel dolore e nella paura, i nostri pensieri e legarli insieme alle nostre esperienze di vita come un tutt’uno col mondo.
La cosa sorprendente è la facilità come tutto ciò venga messo su carta e di come sembri che Flavia ti sieda accanto e te lo stia dicendo di persona. Un bellissimo viaggio nella sua mente da rileggere, sottolineare e rileggere ancora.
Io (Alessandra) Flavia l’ho conosciuta. Una persona riservata, con lo sguardo gentile ma sfuggente. Mai invadente, mai inopportuna. Un sorriso sempre limpido.
Quando mi ha detto di aver scritto un libro l’ho comprato il giorno stesso e dopo due l’ho finito.
Piccolo, leggero e potente.
Mi ha svelato parte della sua vita che ignoravo, mi ha aperto gli occhi verso un punto di vista su cui non mi ero mai soffermata troppo.
Alcune pagine sono state una doccia fredda. Altre mi hanno spinta a riflessioni importanti.
Ho riletto alcuni passaggi, tanti ne ho sottolineati.
E’ un libro di cui serbo un ricordo dolce e amaro nello stesso tempo.
C’è un valore aggiunto alla lettura se l’autore lo conosci sul serio. E’ un po’ come se con il suo libro ti facesse delle confidenze e ti sussurrasse che tu, per questa (piccola) intimità, riesci a vedere tra le pagine oltre e di più.
Spero di riaffacciarmi nel mondo di Flavia con una altra storia, autobiografica o romanzata che sia. La sua penna mi ha ammaliata.
Un neo. Un dettaglio trascurabile che nasconde un melanoma maligno, un ospite inatteso arrivato a sconvolgere una vita. Così Flavia, insegnante, ricercatrice e mamma, scopre di essere malata. Ma è proprio nell’abisso di inquietudine in cui cade che, inaspettatamente, ritrova qualcosa di dimenticato: l’amore per la vita e per la sua bellezza invisibile, risvegliato all’improvviso dalla paura della morte. Flavia racconta la sua storia di vita senza veli, tra l’Italia e gli Stati Uniti. Una narrazione limpida in cui dimensioni e luoghi apparentemente lontani diventano tessere dello stesso mosaico: l’ospedale in cui avviene il ricovero, le immagini familiari che l’accompagnano, le lezioni universitarie che fanno da sfondo. Tutto avviene all’interno di relazioni fondamentali: quella di Flavia con sua figlia, che scopre il mondo attraverso il “blu”, e quella con il chirurgo, che le ridona la possibilità di una speranza, salvandola con mani sapienti, gesti e parole che hanno il profumo di boccioli di vita recuperati alla morte.
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